Leggo oggi una notizia sul sito del Corriere della Sera relativa ad un dibattito che si starebbe svolgendo in Inghilterra.
Argomento? Una linea di
intimo in pizzo che sembra essere rivolta ad un pubblico di adolescenti.
L’articolo chiude con un ambiguo ‘Non è il caso di scandalizzarsi, ma di
porsi qualche domanda sì. Voi cosa rispondete alle richieste delle vostre
figlie?’
Invece di scandalizzarmi o di pormi la domanda semplicemente ho
ripensato a quando io ho messo il reggiseno per la prima volta e a quanto
avessi atteso quel momento. Ero in seconda media se non mi ricordo male, Il mio
primo reggiseno era in cotone (rigorosamente bianco), ovviamente senza coppe
(con mio disappunto, ma già mi consideravo fortunata a poterlo mettere, quindi
mi accontentavo), e aveva un bordo di pizzo nella parte superiore. Ricordo che
avrei voluto dire a tutti che avevo messo il reggiseno, che finalmente avevo
delle tette abbastanza grandi da meritare un bellissimo reggiseno. Ricordo
anche che nei pomeriggi in casa da sola mi piazzavo davanti allo specchio del
bagno e mi provavo i reggiseni di mia mamma sognando quando me li sarei potuti
mettere anche io. Ricordo anche i primi completi intimi che regalai a mia
sorella quando aveva 15 anni, comprati in una nota catena di intimo, carini, colorati,
con stelline, cuoricini e in pizzo.
Alla luce di questi ricordi rispondo alla
domanda della giornalista: Si, se lei me lo chiedesse probabilmente glieli
comprerei, perché non credo che un completo intimo in pizzo domini la volontà
sessuale di mia figlia e la porti a darla ai quattro venti. Spero, arrivata
alla sua adolescenza, di averle dato un’educazione tale da ritenere che sia in
grado di valutare quali siano le esperienze giuste per lei, di aver creato con
lei un rapporto che le consenta di rivolgersi a me per qualsiasi dubbio, anche
di natura sessuale. Ma poi pensate che con quei leggings aderentissimi che ben
poco lasciano all’immaginazione, con cui vedo scorrazzare le bambine-ragazzine
o quei shorts che sembrano più della mutande in jeans che dei pantaloncini
faccia differenza se sotto abbiano delle mutande in pizzo o dei tanga in cotone
bianco? E pensate davvero che se a
14-15-16 anni se si sentono pronte (o
pensano di sentirsi pronte) per il loro primo rapporto sessuale nella decisione
abbiano un peso le mutande che hanno? Purtroppo molte volte noi genitori
guardiamo un po’ distrattamente i nostri figli e, soprattutto le femmine, le
vediamo sempre come bambine pure e innocenti che non sappiano neanche cosa sia
il sesso. Poi un giorno ci chiedono un reggiseno in pizzo e cadiamo dal pero. Sconvolti
per la richiesta, gliela rifiutiamo. Ma insieme alla richiesta rischiamo di
rifiutare in blocco quello che nostra figlia sta diventando, una ragazza e poi
una donna, che ha bisogno di piacersi, di acquistare fiducia in se stessa e
nella sua femminilità. Se teniamo gli occhi, la mente e la memoria aperti
possiamo vedere il suo cambiamento passo passo, possiamo condividerlo con lei,
ricordare quando anche noi abbiamo vissuto quei momenti, e quanta incertezza,
dubbi e fragilità ci sia in quegli anni e accompagnarla nella sua crescita,
perché di questo si tratta, crescita, non una pericolosa trasformazione.
Fatevene una ragione genitori, i bambini-ragazzini, chiamateli come volete,
pensano al sesso, e anche tanto, e se questo è accettato per i maschietti meno
viene riconosciuto alle femminucce. Ma anche loro ci pensano, fanno
fantasticherie sul compagno di scuola, sul cantante preferito, sognano di
baciarlo, di abbracciarlo di toccargli i muscoli, di vederlo a petto nudo e magari accarezzare pettorali e addominali e
magari (tenetevi forte) pensano anche agli
atti sessuali!!! E cosa pensate di fare? Censurare i loro pensieri con un
mutandone in cotone? Il modo con cui si rapporteranno alla sessualità sarà dato
da una serie di elementi quali educazione in senso ampio, non solo educazione
sessuale, la capacità che avranno e che avremo contribuito a dargli di
rapportarsi agli altri, di valutare se stessi e quindi decidere quali
esperienze in quali momenti sono giuste per loro. Castrarli sempre e comunque
significa a volte non avere fiducia nella loro capacità decisionale, forse
sbaglieranno ma non hanno anche il diritto di sbagliare? Noi genitori ad un
certo punto possiamo solo sperare di avergli dato tutti gli strumenti per fare
meno ‘danni’ possibili e per raccogliere cocci e lacrime se qualche errore
viene fatto. Che sia il sesso o altro. Ma poi, il sesso in adolescenza
(ovviamente senza conseguenze catastrofiche e senza costrizione) davvero è un errore?
La sessualità è un aspetto bellissimo della vita, se come tutti gli altri
aspetti della vita viene esercitato nel pieno rispetto e consapevolezza di se
stessi e delle persone con cui viene condiviso. Forse le nostre energie
genitoriali dovrebbero essere più orientate a insegnare questo, piuttosto che
alla ‘castrazione’ preventiva di istinti
e desideri naturali.